Basilica Santuario Vittore e Corona

geometra Diego De PaoliLA CASA ESERCIZI IN CAMMINO

   
   Il cammino della casa per Esercizi Spirituali inizia nel 1932 con il coraggio e l’intraprendenza di don Giulio Gaio “servitore del Paron Grando” come si definiva, espressione di una fede viva, di una volontà tenace, di una coerenza esemplare, di una cordialità che acquistava. Non si dimentica facilmente il “ti saluto cordialmente” sillabato con il sorriso e le braccia aperte verso il basso. Lui a capo della cordata Azione Cattolica riceve il possesso di S. Vittore per realizzare la Casa per Esercizi Spirituali. Provo ad immaginare il suo stato d’animo nel mettervi piede la prima volta; nel constatare il contrasto tra il suo audace progetto e lo stato dello stabile che portava i segni evidenti dell’abbandono e dell’incuria. Proprio lì, sullo sperone sud del Miesna doveva nascere e svilupparsi un centro di spiritualità e di cultura. Ma lui e gli amici collaboratori della Azione Cattolica che lo assecondarono avevano fatto proprio, incarnato il principio-programma dell’Associazione “P.A.S.” preghiera, azione, sacrificio. Programma che dava forza e fiducia per perseguire con determinazione l’azione intrapresa anche perché, come spesso don Giulio ripeteva, “bisogna aver sempre fiducia nella Provvidenza”. Il cammino quindi inizia nel 1932 in forza del decreto del Vescovo Mons. Catarossi con il quale affidava l’ex convento alla direzione della A. C. Diocesana. Nelle righe che seguono cercherò, in maniera modesta e non certo esaustiva, di ripercorrere le tappe che nel corso di 75 anni hanno segnato lo sviluppo ed il potenziamento del complesso monumentale (santuario, casa esercizi, adiacenze) per adeguarsi sempre meglio alle esigenze ricettive e, nel limite del possibile, alla normative che nel tempo sono state emanate. Si possono così distinguere 4 fasi, rapportate a momenti significativi siglati A. C.: 1^ fase: dal 1932 (affidamento della casa alla A. C. e insediamento di don Giulio Gaio) alla fine degli anni ’50; 2^ fase: dalla fine degli anni ’50 al 1981/82; 3^ fase: dal 1981 al 1995; 4^ fase: dal 1995 ad oggi 2007.

1^ fase
: il primo periodo, 18 anni, è caratterizzato -in base alle annotazioni che ho ritrovato- da interventi essenziali di miglioria, necessari, inderogabili, operati dal Rettore: pensiamo quanti sacrifici e quale dispendio di energie (inverni rigidi, tragitti a piedi, trasporto di fortuna, la guerra, l’occupazione tedesca, ecc.) si sono resi necessari per creare un ambiente appena vivibile con un minimo di comfort. Citando i più importanti, Don Giulio provvide: all’adattamento dell’ex laboratorio a destra dell’ingresso dei frati e cucina invernale; sullo stesso lato, alla installazione di due servizi igienici, all’allestimento della grande cucina che rappresenterà l’ambito ricettivo per l’accoglienza degli ospiti al quale ancora si riconduce la memoria e l’attenzione di quanti hanno frequentato S. Vittore in tante e varie occasioni; alla installazione della teleferica per il trasporto di materiali e alimenti; all’adattamento dell’ex foresteria dei frati e Cappella della Natività; alla installazione dell’acquedotto dai piedi della salita alla cisterna sulla Rocchetta, supporto e alternativa del pozzo; alla trasformazione di due grandi camerate prospicienti il piazzale in nove camerette che con le altre verranno successivamente dotate di lavandino; alla pavimentazione dei corridoi del p. 1° con mattonelle in cotto, alla sostituzione del manto di copertura in tegole con lamiera; alla installazione di un modesto impianto di riscaldamento.

2^ fase: sul finire degli anni ’50, ad opera della GIAC, si costituisce il gruppo “Amici di S. Vittore” allo scopo di sensibilizzare la comunità all’aiuto morale e materiale della Casa esercizi. In altre parole darsi da fare per aiutare Don Giulio. Si danno così appuntamento: Felice Dal Sasso, don Attilio Minella, Vittor Luigi Lanciato, Mario Sasso, Egidio Biasuz, Luisa Meneghel, Luigi Ridolfi, il sottoscritto. Felice Dal Sasso, paladino del metodo della programmazione, propone la rilevazione e la valutazione dei bisogni della Casa cui far seguire un programma di interventi da attuare nel tempo, sulla scorta delle risorse disponibili. Qualche tempo dopo, don Giulio, tramite il vicario Mons. Minella, mi convoca a S. Vittore. Non appena mi presento, per le vie brevi, ma con la cordialità di sempre, mi dice: “Mi ormai son vecio (ca. 74 anni), ti te se del mestier e mi non son più in grado da starghe drio alla casa; ghe ne tant da far, mi te affido il compito de veder e de far quel che serve”. Impossibile indietreggiare: nel fargli notare -come già sapeva- che la mia sede di lavoro era a Belluno e che per quanto avevo avuto modo di vedere si trattava di intervenire sulla casa con opere consistenti e costose, si chiuse in sé stesso per un attimo e poi: “Non preoccuparte dei soldi ti intant ti fa, ghe pensa la Provvidenza , ti lasaghe far a ela”. Così ho cominciato in affiatamento a Luisa Meneghel che già si prodigava nella conduzione della casa. Due problemi preoccupavano don Giulio: le finestre e i balconi sbattuti dal vento con frequenti rotture di vetri e la carenza di servizi igienici. Così, nel 1962 si provvede alla sostituzione di tutti i serramenti di finestre, dotandoli delle tanto discusse e biasimate tapparelle, certamente non consone allo stile architettonico del convento ma, con sommo gaudio di don Giulio, funzionali contro il vento. Gli umori non sono favorevoli, ovviamente, anche perché anni prima le lamiere avevano preso il posto delle tegole del tetto. Per dare un’idea, la sostituzione di ca. mq 70 di finestre comportò una spesa di 1.713.000 £, pari al costo del campione di finestre con balconella (€ 860) richiesto dalla Soprintendenza nell’ambito dell’intervento di sostituzione degli attuali infissi. Nel frattempo avevo predisposto dei progetti di sistemazione interna da sottoporre al parere di Mons. E. Minella e del Vescovo S.E. Mons. Muccin. Si trattava del rinnovo dello studio-camera con servizio del Rettore, della realizzazione delle camere con servizio riservate alla Carolina, al Predicatore, a Luisa Meneghel. Con l’occasione mi si fa presente che un intervento interessante sarebbe il recupero delle grandi cantine per destinarle a cucina e sala refettorio. Rinviata al futuro tale proposta, vengono approvati gli altri interventi, che vengono realizzati nel 1964. Nel 1966 il grezzo pavimento del refettorio cambia aspetto. Con soddisfazione di Gigi Doriguzzi e di don Giulio il problema, particolarmente sentito, è risolto con una bella pavimentazione alla “Veneziana”. In attesa di tempi migliori e di un progetto consono all’ambiente si installa un provvisorio impianto di illuminazione tuttora attivo. Dopo un periodo di flessione operativa dei cantieri, nel 1975 il maestro Vico Calabrò si propone per un affresco in S. Vittore. L’affresco è sempre stato un mezzo di comunicazione di massa. Il Santuario e il chiostro sono lì a dimostrarlo. Anche oggi i grandi eventi della vita e della storia trovano in quest’arte il modo di essere ricordati e perpetuati. Vico Calabrò, ammiratore e mecenate di S. Vittore, ha voluto rappresentare fedelmente “per non dimenticare”, su una grande parete nella “vecchia sagrestia”, da poco recuperata a sala riunioni, oggi ufficio del Rettore e segreteria , il solenne momento della ricognizione delle reliquie dei Santi Patroni avvenuta nel 1943. Evento celebrato con una imponente processione da Feltre al Santuario in un momento drammatico della vita feltrino: 20.000 fedeli si sono raccolti con fede e speranza attorno ai loro patroni a implorare grazie per la pace e per il ritorno degli alpini dalla Russia. Opera moderna, commovente, stilisticamente di cerniera tra passato e presente che si apre a un nuovo ciclo di future testimonianze.

3^ fase: dal 1981 al 1995. La casa esercizi va ulteriormente ripensata e adeguata ai tempi. Si costituisce, potenziato, un nuovo gruppo di “Amici di S. Vittore”: sono don Giulio Gaio, don Guido Caviola, don Giulio Perotto, don Umberto Antoniol, don Guglielmo Cengia, don Secondo Dalla Caneva, Artemio Dalla Valle, Felice Dal Sasso, Luigi Doriguzzi, Michele Doriguzzi, Gianni Gobbo, Luisa Meneghel, Gianni Zannin, Diego De Paoli, Ing. Testolini. Dai verbali degli incontri del 1982 emergono tre problemi: -celebrazione del 50° anniversario della Casa Esercizi; -mostra della quadreria già in parte restaurata; -progetto generale per ammodernamento e recupero funzionale della casa esercizi. Nel corso del 1982 lo studio dell’Ing. Testolini, investito del problema, effettua rilievi ed elabora una bozza di progetto di massima che porta all’attenzione degli “Amici” il 12.11.1982. In tale occasione ipotizza un collegamento meccanizzato - ascensore- a sud di accesso al Santuario. La definitiva progettazione non ha seguito: l’Ing. Testolini muore nel gennaio 1984. Qualche tempo dopo il problema si ripropone e l’incarico della progettazione viene affidato all’arch. Enrico Perego che, elaborato il progetto, assolte tutte le formalità burocratiche, effettuati gli appalti, ottiene il via libera per dar luogo alla fase esecutiva delle opere: installazione dell’impianto generale di riscaldamento, di quello idro-sanitario e antincendio; ammodernamento di 15 camerette dotate di servizio interno; rinnovo di due batterie di servizi igienici esistenti. Per opposizione della Soprintendenza solo due delle camerette rinnovate prospicienti il chiostro vengono dotate di servizio interno. Al piano seminterrato si recuperano le due grandi cantine a sala riunioni -oggi sala Binotto- e vano attrezzato destinato a futura cuciba ambiti collegati nuova scala interna all’atrio d’ingresso. Una spinta decisiva alla realizzazione di questi interventi è derivata dall’inatteso lascito del Prof. Binotto, già primario dell’Ospedale civile (100 milioni di lire): “la Provvidenza no la se desmentega”.E’ di questo periodo il rifacimento del manto di copertura del tetto che viene riportato all’antica fattura con il ripristino delle tegole. Con il contributo delle associazioni Rotary e Lions si effettua la pavimentazione alla Veneziana di due sale della guardiania; restauro e risanamento conservativo degli elementi litici del chiostro: colonne, conci, pozzo e pavimentazione centrale; recupero completo della casa del sagrestano, tetto compreso nel santuario. Un intervento pregevole presso il santuario è stato realizzato dalla Soprintendenza ai monumenti: il rinnovo del manto di copertura e il restauro conservativo e statico del tetto con irrigidimento della sommità dei muri perimetrali, essendo emersi dissesti di antica formazione. Si è trattato di operare su strutture lignee molto antiche (sec. XIII) con trattamenti di conservazione del legno dopo preventivi analisi e studi. Ha fatto seguito il consolidamento della colonna d’angolo dell’abside -martirium- elemento architettonico vulnerabile in caso di sisma e un intervento di protezione passiva del transetto con particolari cuciture armate di collegamento tra le porzioni di MURATURE lesionate. Il Comune di Feltre (1990) realizza l’impianto esterno di illuminazione che dà al complesso monumentale visibilità e sicurezza.
    
IV^ fase: dal 1995 ad oggi 2007 (periodo caratterizzato prevalentemente da interventi nel santuario ed adiacenze). Si segnalano: ripristino della gradinata segusianiana e consolidamento del muro di sostegno del piazzale (dal termine della salita alla gradinata) mediante struttura in micropali a monte del muro medesimo (pera realizzata con i benefici CEE: contributi europei al 70%). Per iniziativa lodevole a cura dell’Ass. Nazionale Alpini di Feltre viene restaurato il sentiero dei capitelli costituito da rampe di scale e tratti di sentiero inaugurato il 16.3.97. Con il contributo di alcuni feltrini e della Banca Bovio vengono restaurate le lunette del chiostro: pulitura, consolidamento, – integrazione pittorica. Nel Santuario la Soprintendenza effettua il restauro pittorico degli affreschi di Tommaso da Modena del loggiato dell’abside (arch. Secchione, ditta Vergeri). Successivamente, con finanziamento del Ministero dei Beni Culturali, prosegue con il restauro degli affreschi delle pareti, volte, decorazioni e riquadri della zona centrale della chiesa. Il restauro pittorico dell’intero ciclo degli affreschi, della cantoria e dell’organo si completa nel 2003-2004, con l’impegno finanziario dalla fondazione Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona.
   Uno sguardo al futuro. Dopo questi 75 anni di storia, di testimonianze vive, di impegno concreto, quali sfide ci presenta il futuro? Saremo in grado di affrontarle? Quale il ruolo dell’Azione Cattolica per tanti anni in prima linea? Quale dimensione dare al Santuario, ricordando le felici intuizioni e i progetti di S.E. Mons. Savio che vedeva lì il punto d’arrivo di un triplice cammino: di spiritualità, di devozione dei santi patroni e di cultura? Credo che sia necessario aprirsi alla collaborazione di quanti nell’ambito spirituale, sociale e culturale possono dare il loro contributo, con spirito di servizio, impegno, competenza, esperienza e conoscenze specifiche. Tutto ciò al fine di favorire lo sviluppo di relazioni proficue con il contesto ecclesiale e civile, della diocesi, del Veneto e oltre.

Diego De Paoli

 

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